Il territorio occupa tutta la valle del Torrente Godenzo, che scende dal Massiccio del Falterona fino a poco oltre il Ponte alla Corella verso Dicomano.
Il nome di San Godenzo deriva da San Gaudenzio, eremita vissuto in questi monti nel V-VI sec. d. C, in onore del quale fu costruita nel 1028 l'Abbazia Benedettina attorno alla quale sorsero le prime case. In questa chiesa, fatta erigere dal vescovo di Fiesole, Jacopo il Bavaro, su somiglianza della propria Cattedrale, Dante Alighieri con i fuoriusciti Guelfi Bianchi e Ghibellini tenne un convegno l’8 Giugno 1302 per decidere il da farsi al seguito della loro cacciata da Firenze da parte dei Guelfi neri, e per chiedere aiuto ai conti Guidi e Ubaldini al fine di poter rientrare in città.
Il nome di San Godenzo deriva da San Gaudenzio, eremita vissuto in questi monti nel V-VI sec. d. C, in onore del quale fu costruita nel 1028 l'Abbazia Benedettina attorno alla quale sorsero le prime case. In questa chiesa, fatta erigere dal vescovo di Fiesole, Jacopo il Bavaro, su somiglianza della propria Cattedrale, Dante Alighieri con i fuoriusciti Guelfi Bianchi e Ghibellini tenne un convegno l’8 Giugno 1302 per decidere il da farsi al seguito della loro cacciata da Firenze da parte dei Guelfi neri, e per chiedere aiuto ai conti Guidi e Ubaldini al fine di poter rientrare in città.
Dante ha così apprezzato questi
luoghi da citarli anche nella sua opera più famosa: la “Divina Commedia”, dove nel XVI canto
dell’Inferno cita espressamente una cascata di questo territorio, l’Acquacheta.
prima da
monte Veso inver levante
dalla
sinistra costa d'Appennino,
che si
chiama Acquacheta suso, avante
che si
divalli giù nel basso letto,
ed a Forli
di quel nome è vacante,
rimbomba là
sovra San Benedetto
dall'Alpe,
per cadere ad una scesa,
ove dovria
per mille esser ricetto;
così, giù
d'una ripa discoscesa
trovammo
risonar quell'acqua tinta...".
I Conti Guidi, poi, dominarono San Godenzo fino al 1344, anno in cui caddero
sotto il dominio della Repubblica Fiorentina le rocche ed i castelli di San
Bavello, San Godenzo, Ficciana e Casale; nel 1366 furono comprati, per 2650
fiorini, i castelli di Serignana, Monte a Onda e Castagno. Quasi nulla è
rimasto delle rocche e dei castelli, anche perché Firenze ne ordinò
l'abbattimento onde togliere ai vinti feudatari ogni velleità di poter ricostituire
il proprio dominio. San Godenzo sì costituiva così in "Uffizialato",
innalzato poi a Podesteria agli inizi del sec. XVI.
Dal 1500-1700 si ha il dominio del principato fiorentino su tutto il
Mugello. Nel 1737 si ha l'avvento dei Lorena e con loro tempi migliori per
queste terre che perdurarono fino all'arrivo di Napoleone con la costituzione
del Regno d'Etruria. Finito il periodo napoleonico ritornò il governo degli
Asburgo-Lorena. Leopoldo II portò a termine la strada forlivese e fece
costruire il "Muraglione" per permettere il cambio dei cavalli al
riparo dai venti che spazzano violentemente il Passo.
L'ultima guerra mondiale ha portato un tragico momento nella vita di questo
comune, che venne a trovarsi proprio sulla linea gotica: il capoluogo e le
frazioni vennero minati, pesanti furono le distruzioni. Si salvò l'abbazia di
San Godenzo grazie all’intervento dell’allora parroco Mons. Ermindo Melani che
fece notare al comandante tedesco che la chiesa fu fatta costruire per volere
di un vescovo di origini tedesche.
Il comune è stato insignito della onorificenza “Medaglia
d'argento al merito civile” per il seguente motivo:
«Centro strategicamente importante,
situato sulla linea gotica, fu oggetto di atroci rappresaglie e rastrellamenti
da parte delle truppe tedesche che, in ritirata verso il Nord, misero in
pratica la strategia della "terra bruciata", distruggendo l'intero
abitato con cannoneggiamenti, mine ed incendi. La popolazione, costretta
all'evacuazione, dovette trovare rifugio nelle regioni vicine, tra stenti e
dure sofferenze. Partecipava generosamente alla guerra partigiana e con dignità
e coraggio affrontava, col ritorno alla pace, la difficile opera di
ricostruzione morale e materiale del paese.»— Aprile - Settembre 1944/San
Godenzo (FI)
Parte del territorio comunale fa parte del “Parco Nazionale delle Foreste
Casentinesi, Monte Falterona e Campigna” al cui interno si trova la sorgente
dell’Arno e il monte Falco, il monte più alto dell’Appennino toscano.
Il comune fa interamente parte della Diocesi di Fiesole ed esso comprendeva
originariamente 7 parrocchie ora accorpate in solo due gestioni; una fa capo
alla parrocchia di San Gaudenzio e che comprende le parrocchie di: San
Gaudenzio, San Giorgio a Petrognano e Santa Maria all’eremo; e l’altra che fa capo
alla Parrocchia di San Martino a Castagno e che comprende le Parrocchie di: San
Martino, San Niccolò a Casale, San Babila a San Bavello e Santa Maria a
Ficciana (che è cogestita con la parrocchia del Ponterosso di Figline
Valdarno). Ecco qui alcuni cenni storici delle parrocchie minori del
territorio:
- Chiesa di Santa Maria all'Eremo, le prime notizie risalgono al 1021 . Nel 1028 il vescovo di Fiesole Jacopo il Bavaro la concedeva ai monaci benedettini dell'Abbazia di San Gaudenzio in Alpe.
- Chiesa di San Martino a Castagno d'Andrea, la primitiva chiesa sorgeva in località San Martino nei pressi dell'antico cimitero. Nel 1840 fu spostata ed edificata nel luogo su cui attualmente sorge.
- La Chiesa di San Niccolò a Casale ha una semplice facciata a capanna ed un'unica navata absidata coperta con capriate a vista.
- La Pieve di San Babila a San Bavello, che la tradizione popolare vuole edificata dalla contessa Matilde, è menzionata per la prima volta in una bolla papale nel 1103, con la quale viene confermata la sua appartenenza alla diocesi di Fiesole.
- La Chiesa di San Giorgio a Petrognano faceva parte della Montagna di San Gaudenzio, donata dal vescovo di Fiesole Jacopo il Bavaro al monastero di San Gaudenzio in Alpe, da lui fondato nel 1028.