Nei ristoranti fiorentini sbarca il Rimpiattino. Di che si tratta? Di una versione italiana del ‘doggy bag’, lanciata da Fipe-Confcommercio (la federazione dei pubblici esercizi) in collaborazione con la Confcommercio fiorentina e Comieco - Consorzio Nazionale per il recupero e riciclo di carta e cartone. Il nome, frutto della fantasia del Ristorante Duke’s di Roma, è stato individuato attraverso un concorso nazionale.
L'iniziativa è stata presentata oggi dal presidente di Fipe-Confcommercio Toscana Aldo Cursano, dal direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni e dal vicedirettore di Fipe nazionaleLuciano Sbraga, insieme a molti ristoratori che hanno già aderito alla campagna anti-spreco.
Sono già 40 i ristoranti di Firenze e provincia pronti a mettere a disposizione dei loro clienti le confezioni di carta, firmate dal designer Guido Scarabottolo, utili a portare via quanto rimasto nei loro piatti. L’elenco dei locali https://www.fipe.it/rimpiattino/firenze.html.
Si tratta di un elenco in continuo aggiornamento, perché le adesioni all’iniziativa sono ancora aperte.
“La lotta contro lo spreco alimentare, che in Italia è forte di una legge dedicata (la n. 166/2016, c.d. Legge “Gadda”), trova oggi una sponda importante negli operatori della ristorazione fiorentina, che per primi possono sensibilizzare i consumatori - ha sottolineato il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni - il doggy bag è un’arma eccezionale per evitare sprechi quando si mangia fuoricasa e, per fortuna, sta diventando una pratica sempre più consolidata nella cultura italiana”.
“Con il ‘Rimpiattino’ i nostri ristoratori dimostrano impegno e attenzione alla sostenibilità, ma ribadiscono anche il valore della cucina toscana, che ha nella qualità della materia prima e nella sapienza della lavorazione i suoi punti di forza. Perché buttare via vini e pietanze eccellenti? Non farlo conviene alle tasche e al palato - ha detto il presidente di Fipe -Confcommercio Toscana Aldo Cursano, che è anche vicepresidente vicario di Fipe nazionale - quando un cliente ci chiede di portare via quello che non è riuscito a mangiare ci conferma che ha gradito. Praticamente ci fa un complimento tra i più graditi”.
"Il termine ‘Rimpiattino’ non è un vero e proprio neologismo, ma un concetto che riporta alla cultura, tutta italiana, del "rimpiattare", ovvero del saper rielaborare gli avanzi del giorno precedente - ha spiegato il vicedirettore di Fipe Luciano Sbraga - il cibo non si butta non solo per ragioni economiche ma per rispetto alla fatica e al lavoro necessari per portarlo in tavola. Quella contro lo spreco alimentare deve diventare una battaglia comune, perché comune è l’interesse. Per fortuna la sensibilità nel mondo della ristorazione è cresciuta e lo è anche quella dei consumatori, ma sono ancora troppo pochi quelli che chiedono con disinvoltura di portare a casa cibo o vino avanzati”.
Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco, sottolinea l’originalità del packaging ideato per Rimpiattino: “siamo riusciti ad unire buono e bello. Buon cibo e buon vino affidati a confezioni in cartoncino riciclabile e firmate da affermati designer e illustratori: non solo un’opportunità per poter contribuire alla lotta allo spreco alimentare ma anche oggetti ‘d’autore’ e riutilizzabili. Allargare l’adozione di questa buona pratica inizialmente diffusa nei ristoranti della zona Expo all’intero bacino nazionale di FIPE è un ulteriore passo avanti nella crescita di comportamenti responsabili e sostenibili: buone pratiche quotidiane come la raccolta differenziata e il riciclo di carta e cartone di cui Comieco è garante nazionale”.
Secondo la ricerca condotta dall'ufficio studi Fipe negli ultimi anni è notevolmente cresciuta la sensibilità dell'opinione pubblica e delle imprese della ristorazione sul tema dello spreco alimentare. Per l'80% dei ristoratori intervistati il problema dello spreco di cibo nei loro esercizi viene considerato rilevante (tra questi il 50,6% lo considera addirittura molto rilevante).
Andando ad analizzare le cause del fenomeno, il 55% dei ristoratori rileva che spesso si spreca molto cibo al ristorante perché i clienti non mangiano tutto quello che hanno ordinato, ma c’è anche una questione di atteggiamento: nonostante infatti sia elevata la quantità di cibo che resta sulla tavola, raramente i clienti chiedono di portare via gli alimenti non consumati, evidenza dichiarata dal 69% degli intervistati. Lo stesso problema avviene per il vino.
I motivi alla base di questo gap risiedono principalmente, secondo gli imprenditori, nell'imbarazzo (55%), seguito da scomodità (19,5%) o indifferenza (18,3%).
Di fronte all'atteggiamento della clientela come si comportano i ristoratori? In base all'indagine Fipe il 43% dei ristoratori propone di sua iniziativa di portare via quello che non è stato consumato, seguito da un 34% che lo fa raramente e da un restante 24% che non lo fa mai.Tuttavia il 90% dei ristoranti è già attrezzato con comuni contenitori in alluminio per consentire ai clienti di portarsi via il cibo ordinato e non consumato.
Infine, nonostante solo il 30% dei ristoratori conosca l'iniziativa promossa da Fipe e Comieco, ben il 92% si dichiara favorevole mentre il 66% è pronto ad aderire.